UMFVG è membro di AISAM (Associazione Italiana di Scienze dell'Atmosfera e Meteorologia) e di SMI (Società Meteorologica Italiana)
L'ondata siberiana del febbraio 2012 - alcuni numeri da Trieste
I moli triestini ricoperti di ghiaccio marino
Tanto si è parlato in queste settimane del "gelo siberiano" che ha investito la nostra Regione, l'Italia e l'Europa… e per una volta tanto questa definizione è corretta. Il problema di fondo degli ultimi anni, a cui darei il nome di "terrorismo mediatico", ha però portato la gente comune (perchè si sa, l'appassionato di meteorologia tanto comune non è) a sottostimare inizialmente la portata del freddo in arrivo. A forza di gridare "al lupo al lupo"... o meglio "al gelo artico" un giorno ed "al gelo siberiano" il secondo, alla fine pochi si aspettavano qualcosa di così importante. In questo, grande responsabilità hanno, a mio modesto parere, i molti media che hanno troppe volte morbosamente esaltato ciò che è normale per estremo, facendo passare minime notturne di +2°C come "temperature siberiane" e 5 normalissimi centimetri di neve caduta in Pianura Padana come un'ondata di gelo artico. Dove porta tutto questo?! Personalmente alla totale sfiducia in tutto ciò che sento alla televisione, leggo sui quotidiani ed ascolto alla radio (e non limitatamente al campo meteorologico)… I bravi giornalisti ancora ci sono, sia ben chiaro, come ci sono ancora i buoni articoli ed i buoni servizi, ma la sensazione tangibile è che siano merce sempre più rara e che questo mio generalizzare, purtroppo, avvicini molto di più alla verità del non farlo.
Ma torniamo al freddo… Pochi, dicevamo, si aspettavano tali effetti da un’ondata di freddo di origine siberiana, spesso non comprendendone il significato, ma nel silenzio caotico delle loro postazioni casalinghe, invece, orde di forsennati cultori della meteo (io il primo della lista ovviamente) da giorni si rovinavano gli occhi davanti al monitor del computer, aspettando di 6 ore in 6 ore, di 12 ore in 12 ore, le varie uscite modellistiche ad accesso libero in rete. Un po’ di “bianca delusione” alla fine, bisogna dirlo, tra i friul-giuliani c’è stata; diciamo che è mancata la ciliegina su una torta praticamente perfetta.
La neve, infatti, ha solo fatto una breve ed esigua apparizione alla fine delle due settimane sul Friuli occidentale e qua e la sul resto della Regione, mentre il triestino ed il Carso hanno visto veramente pochi fiocchi viaggiare orizzontalmente a medie orarie da ritiro patente. E’ arrivato però il momento di fare il punto un po’ più quantitativo sull’ondata di freddo appena terminata, e lo faremo qui mettendo a confronto i dati di questi giorni con quelli che si trovano negli archivi storici di Trieste, liberamente consultabili sul web sia sulle pagine dell’OSMER-ARPA sia sulle pagine di ISMAR-CNR Trieste. Il primo “giochino” è stato quello di controllare la lunghezza di tutti i periodi consecutivi con temperatura minima sotto lo zero nel corso della giornata (in pratica se nel corso delle 24 ora il termometro ha segnato almeno per un attimo un valore inferiore a 0°C) Quest’anno è successo per 17 giorni consecutivi, dal 30 gennaio al 15 febbraio e quello che si trova in passato è riassunto nella tabellina seguente realizzata dal Fabio Raicich dell'ISMAR, nella quale la data fra parentesi si riferisce all’ultimo giorno della sequenza di giorni consecutivi con minima sotto lo zero.
17 giorni nel 1954 (8.2.1954)
18 giorni nel 1929 (17.2.1929)
20 giorni nel 1956 (20.2.1956)
22 giorni nel 1942 (28.1.1942)
In pratica possiamo dire che una sequenza superiore di giornate consecutive con temperatura minima sotto lo zero si è verificata solo nel 1929, nel 1956 e nel 1942 (stiamo analizzando solamente i dati dal 1920) Altro “esperimento” interessante è stato quello di andare a vedere quale fosse, dal 1920 ad oggi, la temperatura media dei 15 giorni consecutivi più freddi di ogni anno. Il risultato è riassunto nella tabella seguente nella quale la data iniziale si riferisce all’ultimo giorno del periodo di 15 giorni più freddo per ogni anno. I dati sono stati ordinati in ordine di evento più freddo scartando, ovviamente, i casi in cui ci fossero stati più “quindicine fredde” da inserire in classifica verificatesi nello stesso anno. Lo spunto a fare questa analisi me l'ha dato Daniele Cat Berro di Nimbus-SMI , proponendomi la medesima cosa realizzata per la città di Torino.
15 2 1929 -4.7
15 2 1956 -4.3
26 1 1963 -3.0
7 2 1954 -2.8
25 1 1942 -2.5
18 1 1985 -2.0
13 2 2012 -1.9
29 12 1940 -1.5
4 2 1947 -1.0
22 12 1933 -0.4
In pratica la temperatura media complessiva dei quindici giorni 30 gennaio-13 febbraio 2012 è del tutto confrontabile a quella del periodo 4-18 gennaio 1985 che relega l’ondata di gelo appena conclusasi tra le 7 ondate di freddo più intense dell’ultimo secolo. Appare evidente come gli anni ’40 e ’50 siano stati ricchi di eventi di portata paragonabile o ben più intensa di quella di quest’anno, mentre gli anni ’70, ’90 e’10 (del 2000) non ne presentino nessuno. I primi 15 giorni del febbraio1929 e del febbraio 1956 risultano decisamente fuori scala. Parliamo della Bora?! Io personalmente sottolineerei solamente il fatto che il monitoraggio eseguito nel corso dei 15 giorni dal 29 gennaio al 12 febbraio scorso ha portato a registrare in tutte queste giornate sempre raffiche uguali o superiori ai 100 km/h in almeno una stazione cittadina.
Questo dato rende pienamente l’idea di ciò che la città ed i suoi abitanti hanno dovuto sopportare sia in termini di freddo (rammentiamo che il wind chill in molte giornate oscillava tra i -20°C della città ed i -30°C dell’alta periferia e del Carso) sia in termini di danni. I picchi massimi, infatti, in molte occasioni si sono spinti ben oltre i 130 km/h, raggiungendo e superando in diverse occasioni la soglia dei 150 km/h. Non staremo qui a commentare i valori dei massimi assoluti raggiunti, che hanno avuto ben risalto anche attraverso i media locali, anche perché siamo a conoscenza di una accurata analisi in corso da parte dei principali enti ufficiali che si occupano di meteorologia osservativa in Friuli Venezia Giulia volta a portare ad un risultato univoco, e quindi aspetteremo questo comunicato ufficiale alla fine di tutti i controlli effettuati. Si è molto parlato anche dei bassi valori raggiunti dalla temperatura del mare nel Golfo di Trieste.
Lasciando perdere deliranti notizie apparse su alcuni portali di informazione, anche di livello nazionale, secondo cui il mare avrebbe raggiunto inverosimili temperature di -6°C (meno sei gradi centigradi !!!! clikka qui per l'articolo originale), la realtà è comunque che la temperatura del mare si è attestata verso la fine dell’evento su valori compresi tra i 4 ed i 5°C, valori che non si registravano almeno dal 1963. Tale informazione la si evince anche dalla scheda informativa sulle acque marino-costiere del FVG, realizzata mensilmente a cura dell’ARPA. I dati riferiti all’archivio storico di Trieste, custoditi presso l’ISMAR-CNR e consultabili liberamente sul sito web dell’istituto, oltre che sul sito web dell’OSMER-ARPA, riportano tutti i valori di temperatura giornaliera misurati attorno alle ore 12 a 2 m di profondità dal 1934 ad oggi. Un confronto con il passato, dunque, può esser fatto solamente guardando i valori odierni misurati sempre verso le 12 locali, dovendo necessariamente tralasciare eventuali valori inferiori che si fossero verificati in orari diversi della giornata. Operando in questo modo il 2012 eguaglierebbe il dato del 1963, ma bisogna sottolineare il fatto che in quell’occasione il mare rimase a questa temperatura per diverse settimane anche nel mese di marzo, e non solamente per qualche giorno come in questo caso. Alla fine di questa speditiva analisi ad un evento che a tutti gli effetti entra nella storia della climatologa della nostra regione, l’auspicio è che questa ondata di gelo reale, alla quale abbiamo assistito, sia di monito per il futuro, di modo che non si debbano più leggere od ascoltare allarmanti notizie giornalistiche che preannunciano ondate di gelo siberiano in arrivo con termometri che a fatica scendono sotto lo zero… so di essere un inguaribile ottimista.
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RRC