UMFVG è membro di AISAM (Associazione Italiana di Scienze dell'Atmosfera e Meteorologia) e di SMI (Società Meteorologica Italiana)
La ghiacciaia di Trieste.
L'area è quella della dolina, a meridione della Foiba.
Basovizza ha temperature notturne, in assenza di vento, che possono scendere a 10°C in meno rispetto a quelle misurate nel centro del capoluogo giuliano e lungo il mare.
Con la diffusione dei termometri (più o meno validi) nelle nostre auto, sempre più persone si stanno accorgendo di quanto il nostro Carso, in special modo le zone leggermente depresse rispetto al circondario, possa essere gelido nelle nottate serene e prive di vento del semestre freddo.
Basovizza (377m, Trieste), in particolare l'area del Sincrotrone e i dintorni meridionali alla Foiba, nei giorni 29 e 30 dicembre scorsi, ha raggiunto i -7.5°C (stazione amatoriale temporanea, ma posizionata a norma Organizzazione Mondiale Meteorologia) a dispetto dei +1/+4°C della Città e del lungomare.
Il ristagno di masse così fredde è dovuto a diversi fattori:
1) L'area è aperta, a settentrione, alle deboli, ma gelide, brezze provenienti dalla Slovenia carsica (in quei giorni -11°C a Postumia e fino a -17°C a Babno Polje).
2) L'area è racchiusa tra la cresta del costone carsico, alta tra alcuni metri ed alcune decine di metri più dell'altipiano vero e proprio, e i rilievi confinari orientali, culminanti nel monte Concusso.
Ciò significa che le masse fredde, dense e pesanti, restano bloccate, mentre quelle marittime non riescono ad interferire con decisione.
3) Il terreno calcareo poroso non favorisce eccessivi ristagni d'umidità, regalando, quindi, una maggiore dinamicità termica rispetto, ad esempio, alla Pianura Padana.
Le foto che seguono, mostrano alcune zone attorno a Basovizza, in quei giorni, ammantate dal bianco della galaverna, fenomeno piuttosto raro dalle nostre parti.
Già alle nove del mattino, il sole riesce a dissipare quasi tutto e le temperature tra Carso e Città divengono molto più omogenee. Quindi, per assaporare certi "spettacoli" a pochi chilometri da casa, è necessario fare le cosiddette "levataccie", le quali poi sono (quasi) sempre ottimamente ricompensate.
La natura è un dono, ma bisogna essere disposti ad accettarlo.