UMFVG è membro di AISAM (Associazione Italiana di Scienze dell'Atmosfera e Meteorologia) e di SMI (Società Meteorologica Italiana)
Intervista ad Alessio Grosso di Meteolive
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Alessio Grosso nella sala conferenze del CNR
Lo scrittore e previsore di meteolive concede una breve intervista all'UMFVG in previsione del suo intervento il 15 ottobre al castello di Gorizia
Ringraziamo Alessio Grosso per averci concesso questa inedita intervista in previsione del suo intervento al VI Convegno organizzato al castello di Gorizia il 15 ottobre prossimo.
Alessio Grosso terrà la sua conferenza a partire dalle ore 14.30 ma sarà nostro gradito ospite per tutta la giornata
Di seguito il testo integrale dell'intervista effettuata da Renato R. Colucci
Colucci:
Lei si considera un appassionato di meteorologia ?
Grosso:
Io lavoro nell'ambito meteorologico da ormai quasi dieci anni, ho trasformato una passione, fra le tante che ho, in un lavoro; non mi considero un fanatico, ma mi vanto di aver portato avanti una crociata sulla diffusione della meteorologia a livello popolare, svecchiandola in profondità e sottraendola da una miriade di luogni comuni ai quali per troppi anni è stata legata. Ho avuto anche la fortuna di lavorare a fianco di scienziati, geologi, climatologi, di leggere decine di saggi e il contenuto di veri e propri dossier sul cambiamento climatico a 360°, di collaborare con il Corpo Forestale dello Stato e con Il Ministero dell'Ambiente per dare il mio contributo a divulgare in modo corretto le informazioni scientifiche. Da anni prevedo il tempo grazie ai corsi svolti in gioventù presso l'Aeronautica militare quando ancora ci si sognava la facolta universitaria di meteorologia, ho condotto studi sull'impatto della neve nelle aree urbane che presto saranno oggetto di conferenza in molte località italiane, scrivo romanzi a sfondo meteorologico su precisa richiesta della casa editrice Mursia, lei capisce che senza passione non avrei potuto fare niente di tutto questo e MeteoLive mi dà ogni giorno la possibilità di viverla.
Colucci:
Quando ha capito di essere appassionato?
Grosso:
Sono diventato un appassionato quando ho capito che la mia giornata veniva profondamente influenzata dalle condizioni del tempo. E' come una vocazione al sacerdozio: quella chiamata devi sentirla, altrimenti non ci si fa preti. Era la natura che mi chiamava dalle finestre di casa o della scuola e mi diceva: guardami, studiami, osservami, divertiti con me. E' così è stato, solo che contemporaneamente sentivo anche altre chiamate: allo studio della storia, all'ossessione per il giornalismo, per il cinema, per le lingue, per la recitazione ed il doppiaggio, insomma ero combattuto. Tanto è vero che sto pensando che ci vorrebbero almeno 5 vite per soddisfare tutte le proprie passioni. La meteorologia è stata quella che ha vinto la sfida con le altre. L'approccio era ottimo nei primi tempi, poi più si lavora nell'ambiente e più si accentua il disincanto, la disciplina è sempre bella, intendiamoci, ma chi se ne occupa mi piace sempre meno.
Colucci:
se è un appassionato di meteorologia è pero sicuramente un appassionato di letteratura, o sbaglio?
Grosso:
Certamente: perchè la letteratura trasmette emozioni così come le trasmettono i fenomeni atmosferici. Adoro la letteratura popolare, la letteratura per ragazzi, dove c'è ancora spazio per commuoversi di fronte ad una nevicata o ad un temporale. In molti autori c'è spazio per l'osservazione del paesaggio come parte integrante del racconto. La letteratura può dunque essere un mezzo per aiutare ad osservare meglio la natura e anche il cielo, in una società ormai sottoposta alla dittatura dell'urgenza, in cui diventa difficile ritagliarsi un minuto per osservare ciò che accade sopra le nostre teste.
Colucci:
Cosa l'ha spinta a voler dedicare gran parte del suo tempo alla scrittura di 'romanzi meteo'? E' stata sicuramente una sfida!!
Grosso:
Molti saggi di meteorologia restano impolverati nel far west degli scaffali delle librerie, dunque era necessario trovare qualcosa di diverso, che colpisse i lettori divertendoli, qualcosa che potesse insegnare qualche elemento di meteorologia e nel contempo appassionare. Così ci siamo inventati il meteo-thriller, anche se qualcuno me lo chiama ancora il meteo-killer, con chiaro riferimento a ciò che ascolta dai media. E' stata una sfida che ho vinto in modo quasi inatteso, la trilogia dell'apocalisse ha venduto molto, ha riscosso molti premi e consensi anche nell'ambiente e ha talmente spaventato alcuni personaggi della comunità scientifica da indurli a creare una sorta di censura e di barriera in merito a tutto quando mi riguardava. Quando succede questo significa che si è colto nel segno e che bisogna andare avanti determinati.
Colucci:
La letteratura ha sicuramente un grande ruolo nella comprensione dei fenomeni atmosferici e molti scrittori nel passato hanno dato il loro grande contributo alla diffusione di questa scienza
lei, come scrittore, si ispira a qualcuno in particolare?
Grosso:
Certamente, e ne parleremo diffusamente al convegno. Posso già citarle Malot, Zolà, la Blixen, Conrad e molti altri.
Colucci:
Qual è il suo punto di vista in merito alla diffusione di notizie meteorologiche o climatologiche attraverso i media
Grosso:
L'informazione è colpevole nella misura in cui uno Stato non è stato in grado di dare un'istruzione al suo popolo. Per anni a scuola i programmi ministeriali non hanno contemplato la meteorologia e i risultati si vedono, abbiamo giornalisti con un grado di preparazione estremamente basso in materia e trasmettono questa superficialità alla popolazione, con il risultato di alimentare leggende sui fenomeni atmosferici e sul cambiamento climatico. Mancano i fondamentali, manca l'ABC, così il meteorologo è ancora considerato una sorta di vate, di indovino, è come se facesse le carte o gettasse i dadi, ancora mi sento dire: "c'avete preso questa volta, avete visto bene". E' questo che fa male. L'importante invece è che la gente maturi una coscienza meteorologica, che sappia distinguere un cirro da un cumulonembo per pianificare meglio la propria giornata e in qualche caso anche per preservare la propria vita, visto che spesso molti incidenti al mare ed in montagna si verificano per una sottovalutazione del rischio meteo.
Colucci:
Secondo lei 'qualcuno' o 'qualcosa'
.pilota l'informazione meteorologica rivolta alle masse?
Grosso:
Ecco, su queste basi di ignoranza ha fatto leva l'interesse di una parte della comunità scientifica internazionale che punta a terrorizzare l'opinione pubblica proprio attraverso questi gornalisti impreparati ed inconsapevolmente conniventi. Si ha come impressione che tutto stia andando in rovina, con gli iceberg alla deriva, gli oceani che si sollevano, le razze che si estinguono. L'uomo viene dipinto come il cancro del Pianeta. Tutto questo fa parte della battaglia ideologica che stiamo vivendo, qualcuno sta tentando subdolamente di schiacciare le insegne della civiltà occidentale attraverso la sottile battaglia dell'ambiente. Per carità, ben vengano le energie alternative ma non diamo in pasto al mondo verità certe ed immutabili sul comportamento futuro di un pianeta che conosciamo appena. Sulla previsione in sè poi è in corso un processo di involuzione: si cerca di accontentare l'utenza con il simbolino, impigrendo ancora di più chi dovrebbe invece cercare di approfondire la previsione con la lettura di un testo. In questo venderci al popolo siamo colpevoli, ne giustifichiamo la pigrizia.
Colucci:
Lei non è uno scienziato ma si occupa di scienza da molti anni e si sarà fatto sicuramente un'idea sul climate change e su cosa è più probabile aspettarsi per i prossimi 20-50 anni; qual è la sua previsione a lungo termine? (se vuole farla)
Grosso:
Contrariamente a ciò che qualcuno vuole farci credere il sole e gli eventi estremi incidono molto di più sul cambiamento climatico di quanto lo faccia l'uomo con i suoi combustibili fossili, questo non significa avallare le nefandezze compiute e i veri attentati che compiamo quotidianamente contro la natura. Il clima però vive di cicli, pensare che si viaggi incontrovertibilmente verso decenni sempre più caldi è inaccettabile, il riscaldamento potrebbe invece proprio innescare una reazione del tutto opposta qualora effettivamente si andasse ad inceppare il grande ingranaggio della Corrente del Golfo che per l'Europa si tradurrebbe in una lunga fase fredda. L'ipotesi del feedback insomma, proposta a più riprese anche da un ecceso sostenitore dell'effetto serra antropico qual è il prof. Schneider, è sempre di grandissima attualità. Ed è altresì vergognoso far credere al mondo che il periodo attuale sia quello più caldo in assoluto mai registrato sulla Terra, quando sappiamo benissimo che in epoca recente, senza scomodare le ere geologiche, l'Europa ha vissuto ad esempio l'optimum climatico medievale, in cui la temperatura era certamente superiore a quella attuale e pensiamo anche al significato della parola Groenlandia, terra verde. Se fosse stata costantemente ghiacciata, nessuno si sarebbe sognato di chiamarla così.
Colucci:
E' mai stato a Gorizia o nel Friuli Venezia Giulia? Conosce la nostra regione?
Grosso:
Io appartengo alla regione Friuli Venezia Giulia al 50%, in quanto la famiglia di mio padre è friulana e lui ancora ci vive qui in provincia di Pordenone. Quindi conosco abbastanza bene la regione per aver trascorso le estati della mia infanzia nella bassa friulana e anche sul mare di Lignano Sabbiadoro. Ho visitato molte zone della regione anche in tempi più recenti, a Gorizia purtroppo invece ci sono stato solo una volta e di sfuggita, dunque mi fa molto piacere avere la possibilità di tornarci.
Colucci:
Se avesse la possibilità, per un istante, di parlare a tutti
cosa direbbe perché la gente si approcci in maniera più corretta alla meteorologia?
Grosso
Quello che dico spesso ai microfoni di radio e televisioni: cercate di apprezzare di più quanto di bello può offrirvi una giornata piovosa, un temporale improvviso, una copiosa ed inattesa nevicata, la furia di un temporale e di non guardarlo semplicemente con l'occhio adirato di chi aspetta il ritorno del sole. Per troppi anni siamo stati abituati a pensare che il sole fosse buono e la pioggia cattiva, siamo cresciuti con questa sintesi banale, è una sorta di tarlo che si nasconde nel nostro DNA e si trasmette alle generazoni successive. Ancora oggi quando arriva una perturbazione parliamo di PEGGIORAMENTO anzichè semplicemente di tempo piovoso. Non riusciamo a raccontare al prossimo che una nevicata non comporta solo disagi anche perchè sono anacronistici i tempi in cui la neve era considerata una nemica. Dobbiamo cambiare mentalità, noi per primi, operatori del settore, senza aver paura di distinguerci, di apparire impopolari, solo così crescerà una vera coscienza meteorologica nazionale.
Colucci:
Grazie ad Alessio Grosso
e un arrivederci al 15 ottobre!!!
Grosso:
Grazie a voi e a presto.